Sin dalla nascita iniziamo inevitabilmente ad assorbire e a far nostre credenze, usi e costumi della società in cui nasciamo. Crescendo nella realtà costruita da chi ci ha preceduti, giungiamo presto ad accettarne i presupposti a e considerarla come l’unica possibile, adattandoci più o meno bene ad essa. Anche se da adulti quasi tutti avvertiamo la sensazione di essere “in gabbia” o “caduti” in trappola, siamo costantemente suggestionati sin da bambini ad accettare lo “status quo” e a non essere “negativi” o “pessimisti” verso il mondo che ci circonda, ma ad inseguire il “successo” e l’appagamento nelle varie forme d’in-trattenimento che il sistema ha da offrirci. Per questo la nostra “prigione” non è semplicemente fisica ed esterna a noi, ma è soprattutto mentale ed emotiva.
Il mondo che ci circonda non è altro che il frutto della proiezione delle nostre menti ristrette e condizionate, ed è sorretto soltanto dal nostro inconsapevole consenso generale. Le nostre convinzioni, i nostri gusti e le nostre azioni, sono per lo più il risultato di influenze esterne a cui cediamo automaticamente per paura di non essere accettati o non essere visti come “normali” (nella norma). Perciò, non siamo realmente noi a vivere nel mondo, ma è il mondo a vivere attraverso di noi. Non vedendo che ciò che chiamiamo “realtà” è solo il frutto di una visione limitata e arbitraria di tutto ciò che realmente è (e che potrebbe o dovrebbe essere), diventiamo a nostra volta carcerieri e aguzzini nei confronti di chi fiuta la verità e cerca la libertà dai condizionamenti.
Finchè non comprenderemo chi siamo realmente e quanto sconveniente sia la nostra posizione attuale, non potremo mai cambiare niente, nè fuori, nè dentro di noi. Le nostre paure illusorie ci impediscono di vedere oltre ed osare andare controcorrente. Non possiamo cambiare il mondo fuori se non spezziamo prima le catene mentali che limitano la nostra visione e i nostri pensieri, se non rompiamo le sbarre formate dai pregiudizi e dai sensi di colpa che ci assalgono quando non svolgiamo i “nostri doveri” o se non appaghiamo le aspettative che il mondo ci ha messo in testa e ci fa rincorrere per i suoi fini.
Letture, viaggi, pratiche meditative, shock (volontari o involontari) e alcune “Piante di Potere“, possono “perforare” il nostro “guscio mentale” lasciando penetrare barlumi di verità, e farci comprendere che la “realtà” comunemente accettata (con i suoi dogmi, morali e traguardi sociali) non è affatto l’unica e la migliore possibile o il frutto di un’evoluzione spontanea e naturale, ma che molto probabilmente è stata plasmata e manipolata da una ristretta minoranza che ha il potere e il dominio sulle masse e l’interesse a mantenere se stessa in quella posizione privilegiata. Questi “operatori occulti” possono essere accostati agli “Arconti” dello Gnosticismo, ai “Predatori” (Voladores) di Castaneda, o agli “Angeli caduti” biblici. Tracce di una loro presenza fisica sul nostro pianeta possono essere ritrovate nei “testi sacri” delle antiche civiltà e nei loro reperti archeologici anacronistici . Il mondo fittizio che percepiamo a causa della nostra ignoranza percettiva e mentale (Avidya) è chiamato “Maya” nell’Induismo e nel Buddismo. La chiave per riprendere contatto con la realtà è “conoscere noi stessi” e ripulirci dai condizionamenti che velano la nostra vera essenza, cioè, come gli Alchimisti, separare il “sottile dallo spesso”, il vero dal falso.
Quando ci liberiamo dai condizionamenti interni, molti impedimenti esterni svaniscono da sè; ma più ci “disintossichiamo” dal sistema, più ci accorgiamo inevitabilmente di essere circondati da automi che, volenti o nolenti, mantengono lo status quo, difendendolo e alimentandolo. Cercare di “svegliarli” senza che essi stessi abbiano un impulso intimo e sincero verso la libertà, è quasi sempre inutile o controproducente. Il sistema (che li possiede) ci avvertirà come “virus” e attiverà le sue difese (etichette, derisione, emarginazione, ecc.) anche attraverso i nostri stessi amici o familiari, utilizzandoli come “anticorpi” per la sua sopravvivenza. Tenendo più al loro ego e alla reputazione che alla libertà, la maggioranza preferirà la tranquilla schiavitù del gregge alla rischiosa avventura dell’ignoto.
Il punto che accomuna la mistica (a cui la scienza si sta sempre più avvicinando) , la psicologia e le dottrine esoteriche è questo: quanto maggiore è l’identificazione con la nostra personalità illusoria (frutto di condizionamenti esterni), tanto maggiore è la nostra sofferenza e la nostra incapacità di vivere consapevolmente nel vero. L’unico modo per entrare in contatto con il reale è “ricordare noi stessi“, riconoscere e discernere il falso che è dentro e fuori di noi, da ciò che realmente siamo e che realmente ci appartiene. Per vivere un’esistenza reale, dobbiamo affondare le nostre radici nel Reale. Verità di questo tipo sono tramandate da sempre in “fratellanze” e tradizioni esoteriche più o meno occulte e possono essere rintracciate sotto forma di simboli e metafore in molti racconti, opere d’arte, e film.
Purtroppo tanta gente non si rende conto di questi meccanismi e della schiavitú imposta. Ormai è tardi.
"Mi piace"Piace a 1 persona