Buddismo

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Il Buddha, il cui nome era Siddharta Gautama, visse nell’India del Nord nel VI sec. a.C. Il Buddha nacque, durante il viaggio che doveva portare la regina Maya, moglie del capo del clan degli Sakya, il nobile guerriero Suddhodana, a partorire il primo figlio nella casa paterna, secondo la tradizione del tempo. Ma la tradizione vuole che la giovane non raggiungesse mai la casa e partorisse in un boschetto, mettendo al mondo colui che diventerà il Buddha. Prima di intraprendere la sua ricerca spirituale, il Buddha viveva nell’agio presso il palazzo del padre, seguendo l’educazione necessaria a divenire, un giorno, re di una regione che corrisponde all’incirca all’attuale Nepal.

Poco prima di compiere trent’anni il principe Siddharta incontrò delle persone che stavano vivendo l’esperienza della malattia, della vecchiaia e della morte, rimanendone molto impressionato e turbato. Allo stesso modo rimase profondamente ammirato dalla serenità mostrata da un saggio eremita. Maturando tali esperienze, il principe Siddharta realizzò la precarietà e la temporaneità del suo stato di agio ed abbandonò la sua casa e la sua famiglia, in cerca di una soluzione definitiva alle grandi sofferenze del mondo. Intraprese in tale ricerca diverse pratiche spirituali ed incontrò molti maestri, finché, insoddisfatto di quanto sperimentato, ricercò la sua via: una via di mezzo tra l’estremo ascetismo e una vita legata ai piaceri dei sensi. Fu come risultato di questa ricerca che una sera, all’età di trentacinque anni, meditando sotto un albero, poi conosciuto come l’albero della Bodhi o del Risveglio presso Bodhgaya (nell’attuale regione del Bihar, in India), il principe Siddharta raggiunse lo stato dell’Illuminazione, lo stato di completa e profonda saggezza, al di là di ogni sofferenza. Da quel giorno fu noto come il Buddha, il Risvegliato. Dopo l’Illuminazione il Buddha diede il suo primo insegnamento a Sarnath, noto come “Le Quattro Nobili Verità” che indicano la via per liberarsi dallo stato di sofferenza esistenziale propria dell’uomo, senza il bisogno di intermediari sacerdotali come i brahmani, ma attraverso un lavoro su se stessi. Da quel momento passò la sua vita ad insegnare come raggiungere il suo stato di Illuminato ad innumerevoli persone.

Il Buddhismo è caratterizzato da diverse interpretazioni, che si sono evolute in modo anche molto eterogeneo e diversificato. Di seguito le correnti principali:

Buddhismo Theravada

Il Buddhismo Theravada – religione ufficiale di Thailandia, Laos, Cambogia e Myanmar – rappresenta una delle scuole più antiche e diffuse. Il testo di riferimento per il Buddhismo Theravada è il Canone Pali (scritto in lingua Pali, una delle lingue utilizzate dal Buddha per diffondere la sua dottrina). La scuola Theravada – che letteralmente significa “La scuola degli anziani” – è la dottrina più conservatrice. Quest’ultima s’identifica nella dottrina dei monaci anziani, che asseriscono che la loro ideologia sia quella enunciata dal Buddha.

Buddhismo Mahayana

La corrente Mahayana – “La Scuola del Grande Veicolo” – si sviluppò in India a partire dal I secolo a.C. Oggi, il Buddhismo Mahayana è particolarmente diffuso in Vietnam, Tibet, Nepal, Mongolia, Cina, Korea e Giappone. A differenza della scuola Theravada, caratterizzata dalla figura statica e conservatrice dell’Arhat (la persona perfetta, colui che ha raggiunto il Nirvana), nella scuola Mahayana ogni discepolo può vivere in conformità e nel pieno rispetto degli insegnamenti Buddhisti. Il Nirvana, l’emancipazione del dolore che porta alla felicità eterna, non è accessibile soltanto alla casta monastica. Aiutato da un Maestro o un Bodhisattva (un illuminato che, sospinto da una grande compassione, aiuta il prossimo a raggiungere il Nirvana.), ogni singolo individuo può raggiungere l’Illuminazione. Tuttavia, nonostante questi presupposti, per secoli la scuola Mahayana è stata una dottrina piuttosto elitaria, materia di studio per pochi eletti.

Buddhismo Vajrayana

La terza grande scuola del Buddhismo è rappresentata dalla corrente Vajrayana (Il Veicolo del Diamante). Particolarmente diffuso in Tibet e Giappone, storicamente la dottrina Vajrayana si sviluppò in India a partire dal VI secolo d.C. Il Buddismo Vajrayana fa riferimento ai Tantra, testi contenenti una serie di insegnamenti spirituali ed esoterici, ed ai concetti fondamentali della scuola Mahayana. Un aspetto distintivo della dottrina Vajrayana è rappresentato dalle cosiddette “tecniche tantriche”, attraverso le quali l’individuo può raggiungere il Nirvana in modo più veloce. Per tale motivo la scuola Vajrayana è denominata anche Tantrayana. A differenza della scuola Mahayana, nella quale l’illuminazione può essere raggiunta esclusivamente grazie ad un continuo perfezionamento dell’individuo, la dottrina Vajrayana utilizza anche delle “tecniche di purificazione” a livello fisico ed energetico.


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“Oh monaci, il Tathāgatha, il Venerabile, il Perfettamente risvegliato, ha messo in moto presso Vāraṇasī, a Isipatana (Sarnath), nel Parco delle gazzelle, l’incomparabile ruota della Legge, che non può essere ostacolata da alcun asceta o brāhamana o deva o Māra o Brahmā né da chiunque altro al mondo – la ruota della Legge, cioè l’annunciazione, l’esposizione, la dichiarazione, la manifestazione, la determinazione, la chiarificazione, l’esposizione dettagliata delle Quattro nobili verità. E di quali quattro?

Della nobile verità del dolore,
della nobile verità dell’origine del dolore,
della nobile verità della cessazione del dolore,
della nobile verità della via che porta alla cessazione del dolore.”

(Buddha)

“Questa, o monaci, la nobile verità sulla cessazione del dolore;
il nobile ottuplice sentiero:

Retta visione,
Retta risoluzione,
Retto parlare,
Retto agire,
Retto modo di sostentarsi,
Retto sforzo,
Retta concentrazione,
Retta meditazione.”

(Buddha)

“Oh! L’unica coscienza è proprio in sè stessi sin dal principio, tuttavia non la si riconosce;
la sua chiara consapevolezza è incessante, tuttavia non la si incontra;
essa appare ovunque liberamente, tuttavia non la si identifica.
Incredibile! Benchè risplenda direttamente, non c’è l’osservatore.
Benchè esista dappertutto, non la si comprende.
Sebbene sia la meta, la si tralascia sperando in un’altra.
Benchè sia noi stessi, la si riceve altrove.
Non avendola compresa si cerca la coscienza al di fuori,
tuttavia per quale ragione si dovrebbe ritrovare sè stessi quando ci si cerca in qualcos’altro da sè?”

(Padmasambhava, Consapevolezza)

“Il Samsara è un rasoio affilato cosparso di miele, lo stolto lo lecca.”

(Padmasambhava)

“L’individuo ordinario che non comprende da sè stesso la sua vera natura sperimenta la sofferenza. Ciascun essere vede le cose differentemente condizionato dalle proprie inclinazioni, preferenze, desideri. Quando non c’è più attaccamento verso un’immagine soggettiva della realtà, accade che quell’immagine si dissolve, non si è più condizionati dalle inclinazioni personali e ci si risveglia dal sogno. La realtà autentica è chiamata in molti modi, a seconda delle culture e delle tradizioni, tuttavia essa non è altro che la sola coscienza incausata; per questo occorre andare oltre le diverse denominazioni, al fine di riscoprire l’unico principio originario. Essa trascende qualunque denominazione concettuale, nondimeno si manifesta liberamente dappertutto e in qualsiasi modo; per questo è importante non fissarsi su nessun’idea ed esperienza, ma rimanere sempre aperti, integrando tra loro saggezza e metodo. I seguaci delle singole dottrine pretendono di essere i soli messaggeri o difensori dell’unica verità. Ma l’insegnamento definitivo e imperituro è al di là delle forme limitate e transitorie rappresentate da qualunque culto. La verità non è molteplice, ma gli esseri umani hanno il vizio di differenziarla fissandosi su parole, definizioni, rituali e regole disparate, a seconda dei condizionamenti culturali e delle esigenze personali. Sebbene si diano nomi, qualunque nome sia ad indicare la realtà, in verità non c’è che un’unica coscienza; essa è senza fondamento, priva di radice. Anche un grande studioso è soggetto all’inganno se non possiede questa comprensione, mentre anche un mandriano si libera se la sperimenta. Tutta la realtà, la trasmigrazione e la liberazione, è soltanto la manifestazione della nostra stessa coscienza. La realtà esteriore è solo uno specchio in cui possiamo vedere il nostro volto. Finche cercheremo fuori di noi non troveremo mai il vero significato della nostra esistenza. L’autentica tradizione spirituale non può essere ricevuta da fuori, giacchè scaturisce soltanto dalla coscienza illuminata che abbiamo in noi; anche il libro che la contiene è solo uno specchio che riflette ciò che è già presente in noi stessi. Lo spazio esteriore e quello interiore non sono realmente separati, invece la maggior parte delle persone vivono come se lo fossero. Quando cambia lo stato di coscienza la manifestazione corrispondente appare dall’esterno. Chi vive distratto, inconsapevole della propria vera natura, sperimenta l’illusione e la sofferenza; tuttavia attraverso la sofferenza prima o poi sarà indotto a ricercarne la causa e, trovatala, vorrò anche scoprire il modo per eliminarla; di conseguenza, un giorno, dalla passione sorgerà il sentire della comprensione. Non sono i fenomeni che ingannano, è l’attaccamento che inganna. Qualunque fenomeno appaia per via della libera natura della coscienza, è come l’onda rispetto all’oceano: non essendoci dualità si risolve nella coscienza stessa.”

(Padmasambhava, Consapevolezza)

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Il Loto ha per gli orientali un forte significato simbolico per via della sua particolarità di affondare le radici nel fango e di distendersi sulla superficie delle acque stagnanti, uscendo da esse puro e incontaminato. Così come il fiore di Loto, secondo il Buddhismo, noi dobbiamo essere in grado di allontanarci dal fango del mondo senza esserne contaminati. Senza il fango il Loto non può esistere, così come il Buddha si manifesta grazie agli affanni della vita quotidiana. Dunque il fiore di Loto rappresenta l’essenza della vita umana che pur radicandosi negli aspetti negativi del mondo, rimane pulita.


“Coloro che confondono l’essenziale con il superfluo, che si nutrono d’immaginazione, mai perverranno all’essenza. Coloro invece che riconoscono l’essenziale e il superfluo come tali, ritrovano la vera natura e giungono all’essenza. Un uomo giusto è colui che discrimina tra ciò che è reale e ciò che non lo è. Impermanenti sono tutte le cose di questo mondo, il saggio che ha compreso questa verità si libera dalla sofferenza. Questa è la Via verso la purificazione. Veglia su te stesso come su una città fortificata ai confini del regno. Non lasciare che un solo momento trascorra nell’inconsapevolezza. Coloro che si lasciano sfuggire il momento presente precipitano nell’oscurità. L’ignorante agisce distrattamente, il saggio custodisce l’attenzione come il suo tesoro più prezioso. L’attenzione è la via che conduce all’immortalità, l’inconsapevolezza è il cammino verso la morte. Chi pratica uno stato d’attenzione costante non perisce. Chi vive inconsapevolmente è come se fosse già morto. Come un’alluvione trascina via un villaggio addormentato, così la morte rapisce colui che coglie i fiori del piacere, preso nel sonno dell’inconsapevolezza. È difficile la vita dell’asceta, ma è anche difficile vivere nel mondo. Doloroso è vivere in mezzo agli inconsapevoli, e vagare nel vortice della vita e della morte. Non metterti in cammino se non vuoi soffrire.”

(Buddha – Dhammapada)

“La felicità deriva dalla comprensione della verità, l’infelicità dalla sua mancata comprensione.”

(Buddha)

“Nessuno, neppure il tuo peggior nemico può nuocerti quanto una mente indisciplinata.”

(Buddha)

“Presto ho compreso che trovare la Verità è diverso da trovare la felicità. Aspiri a conoscere la Verità, ma quando la raggiungi non puo evitare di soffrire. In caso contrario non hai trovato nulla.”

(Thich Nhat Hanh)

“La causa di ogni dolore esiste in noi, non nell’universo; esiste nella nostra ingnoranza, non nella natura delle cose; esiste nella nostra cecità, non nella vita.”

(Buddha)

“Fratelli, so che la vostra attenzione è imprigionata nel mondo immaginario del vostro pensiero. So che guardare dentro voi stessi richiede uno sforzo di volontà. Fratelli, fate lo sforzo di guardare dentro voi stessi. Facendo lo sforzo di guardare dentro voi stessi vi libererete dai fantasmi del vostro pensiero. Allora la vostra attenzione potrà rivolgersi alla realtà che vi circonda, ed essa si rivelerà a voi in tutta la su bellezza e la sua gioia. Scoprirete che nella realtà non vi è sofferenza: la sofferenza è soltanto nel vostro pensiero.”

(Buddha)

“Il significato etimologico della parola “nirvana” è “estinzione di una fiamma per mancanza di alimento”. La fiamma che deve estinguersi è l’identificazione che genera dolore, la sofferenza costante in cui vive l’uomo. L’alimento che deve venire a mancare è l’ignoranza, nel senso di non consapevolezza di sè. Nell’incapacità di comprendere l’essenza della sua anima (atman), l’uomo confonde il suo essere con il ruolo posseduto nella vita sociale e con l’immagine che da tale ruolo deriva. Egli crede che il suo essere possa venire leso dalla mancanza degli oggetti ritenuti socialmente prestigiosi oppure dall’accadere di eventi che minacciano il suo ruolo e la sua immagine. In questo modo l’anima individuale viene presa dalle passioni, dalle illusioni, dal rancore nei confronti di cose ed eventi di cui si sente privata o da cui si sente minacciata. Solo quando l’anima individuale esce dal sonno e ha il “risveglio della sapienza” e l’illuminazione, solo allora le passioni, le illusioni e il rancore svaniscono, come le immagini di un sogno al momento del risveglio. Ogni desiderio allora si estingue e con esso si estingue il dolore e l’impulso a quella reincarnazione che rinnova il dolore in una nuova esistenza. Questa estinzione di ogni desiderio, questa “suprema indifferenza”, è appunto il nirvana. L’esistenza del dolore, Buddha afferma, è una “nobile verità”, ma questo è determinato dall’ignoranza della propria natura. Colui che davvero conosce, comprende la natura irreale dei propri attaccamenti e si libera da quelli che vengono chiamati i “veleni”, ovvero le emozioni distruttive. Quando l’uomo indaga se stesso e il mondo, scopre una realtà impermanente, relativa, ed i sentimenti di gioia o dispiacere che gli possono derivare da questa, divengono per lui insignificanti: la sua mente ed il suo cuore si sostengono l’un l’altro nel liberarsi dall’illusione. La conoscenza della mente si riflette nel cuore, trasformando l’essere dell’uomo.”

(Buddha – Estinguere il Dolore)

“Tutti i problemi che sperimentate sorgono dal modo di funzionare della vostra mente. Tutto ciò di cui avete bisogno è conoscere la vostra vera natura, come siete veramente. È così semplice.”

(Lama Yeshe)

“La gente talvolta considera i voti di comportamento etico una limitazione o una punizione, il che è assolutamente sbagliato. Come intraprendiamo una dieta per migliorare la salute, e non per punirci, così le regole dettate da Buddha puntano a tenere sotto controllo i comportamenti controproducenti e a sconfiggere le emozioni afflittive perchè sono rovinose. Per il nostro bene limitiamo le motivazioni e le azioni che generano sofferenza. Tale regime ci protegge non ci punisce.”

(Dalai Lama – Conosci Te Stesso)

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(Polonnaruwa – Sri Lanka)


“La miseria degli uomini dipende dal fatto che essi prendono per realtà cose esistenti solo come creazioni della loro mente; illusa dall’apparenza fallace di realtà degli esseri, delle cose e dei fenomeni, del mondo e degli dèi, l’azione li conduce sempre più lontano dalla vera realtà, alimenta l'”ignoranza”, crea sempre più forti vincoli, fa continuare l’irrazionale girare dei viventi. L’uomo proietta la propria anima sul mondo, lo “intimizza”, gli presta sentimenti, intenzioni e finalità; vi proietta un “pathos”, vi proietta valori e distinzioni che in un modo o nell’altro sempre riconducono alla forza stessa che trasporta la sua vita, all’appetito, all’avversione, all’ignoranza. L’uomo non conosce il mondo nudo, la natura nuda, appunto perchè il suo stesso percepire è un “ardere”, è un identificarsi, è un continuo vincolarsi, in un consumare simultaneo ad un essere consumati. Lo stato giusto, nel senso supremo, è quello di un essere non più alterato, che ha spento la sete, che ha fatto propria la natura olimpica e siderea – come nelle origini. Quello di un buddha, è lo stato normale dell’uomo. Chi è abbastanza forte per portarsi oltre l’illusione, non può non giungere a questa sconcertante constatazione: “Tu non sei vita in te. Tu non esisti. “Mio” non puoi dirlo di nulla. La vita, non la possiedi, è essa che ti possiede. Tu la soffri. Ed è una chimera che questo fantasma di “Io” possa sussistere immortale al disfarsi del corpo.” Chi giunga a questa percezione spaventosa, simile a quella di una voragine improvvisamente apertasi, coglie il mistero del samsàra e comprende, vive a pieno il senso della dottrina buddhista. Fra sè e sè va posta distanza, fino a presentire, appunto, che la stessa propria persona è un semplice strumento di espressione, qualcosa di contingente che a suo tempo si dissolverà e scomparirà nella corrente samsàrica, senza che per tal via il nucleo sovrannaturale, olimpico in noi stessi ne sia menomamente pregiudicato. La dottrina della inessenzialità della persona, dell’Io psicologico e passionale, deve aver dunque per effetto una mente che diviene pacata, rasserenata, sollevata, schiarita. Non deve esser motivo di sgomento, ma la sorgente di una forza superiore. Chi non pensa più nè all’essere nè al non-essere e però a nulla più si attacca ed afferra, questi non trema più, consegue la somma sovrannaturale ‘fermezza di calma’. Se si dovesse caratterizzare la civiltà moderna – quella che non pochi continuano a chiamare come la civiltà per eccellenza – si potrebbe dire che essa non solamente è una civiltà affatto samsàrica ma che, fra tutte, è la civiltà che del samsàra ha fatto un vero culto, esaltandolo e gettando discredito e disprezzo su ogni diverso punto di vista. Così una realtà sovratemporale e trascendente in senso positivo oggi non si sa più che sia, nè desta interesse. È un’oggetto di semplice “storia delle religioni”. La situazione ormai è tale che pensare alla possibilità di una reazione efficace e ricostruttiva generale è frivolo: fra l’altro, ciò significherebbe ignorare la concatenazione delle cause che attraverso i tempi hanno portato fino ad essa. In fatto di civiltà generale si può unicamente dire che solo il destarsi di forze dell'”essere”, di forze di centralità e di stabilità di contro a quelle del mondo del divenire, dell’immanenza e dell’immedesimazione samsàrica potrebbe ristabilire un equilibrio e prevenire una catastrofe. Ma come si possa venire a tanto, oggi non è possibile vederlo.”

(Julius Evola – La Dottrina del Risveglio)

“Tutte le filosofie sono creazioni mentali. Non c’è mai stata una singola dottrina attraverso cui sia stato possibile penetrare la vera essenza delle cose.”

(Nagarjuna)

“L’esser coscienti dei propri atti è l’unico sentiero. Ben custodisci dunque la coscienza: s’essa vien meno il Dharma si dissolve.”

(Acharya Nagarjuna)

“La meta è la consapevolezza della propria vera natura. Nell’istante in cui si consegue questa comprensione non c’è più alcuna via da seguire. Renditi conto che lo stato naturale non è conoscibile mentalmente. Qualunque posizione dogmatica è come una nuvola che copre il cielo e oscura il sole. La liberazione dall’ignoranza e dalla sofferenza avviene quando riconosciamo la nostra vera natura e dimoriamo in essa. Le persone ordinarie che non lo capiscono ricercano la meta altrove.”

(Tilopa, Il Tesoro dei Cantici)

“A volte, quando mi trovo in una grande città e osservo il traffico da una camera d’albergo a uno dei piani più alti le centinaia o addirittura le migliaia di automobili che vanno in tutte le direzioni, rifletto sul fatto che, pur essendo impermanenti, tutti questi esseri pensano “Voglio essere felice”, “Devo fare questo lavoro”, “Devo guadagnare questo denaro”, “Devo fare questo”. Costoro immaginano erroneamente di essere permanenti. Questo pensiero suscita la mia compassione.”

(Dalai Lama)

“L’attaccamento è la radice della sofferenza.”

(Buddha)

“Se vi grattate dove avete prurito, provate un certo sollievo; ma invece di provare quel sollievo sarebbe stato meglio non avere il prurito. Nessuno desidera il prurito per poi avere il piacere di grattarsi. Allo stesso modo, quando si desidera qualcosa, nell’ottenerla si prova un piacere effimero; invece del piacere effimero, sarebbe meglio non avere desideri o non provare affatto attaccamento.”

(Dalai Lama)

“Questo mondo è una bolla di schiuma, un miraggio.
Coglilo nella sua realtà e renditi invisibile alla morte.
Questo mondo è un carro regale dipinto a vivaci colori.
L’inconsapevole vi si perde. Ma il saggio resta distaccato.”

(Buddha)

“Che importa dei tuoi capelli intrecciati, stupido?
Che importa del tuo abito di pelle di antilope?
Dentro di te c’è la giungla e tu pulisci di fuori!”

(Dhammapada)

“Coloro che sono destinati alla Liberazione saranno condotti a conoscere la Verità e molti, con questo mezzo, raggiungeranno la Liberazione. Ma coloro che superbamente sono radicati nella cattiveria e caparbiamente seguitano a caricarsi di colpe dovute alla forza delle illusioni, impossibilitati a riconoscere la Verità, se ne allontaneranno discendendo a precipizio sempre più in basso.”

(Bardo Todol – Libro Tibetano dei Morti)

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“Con la consapevolezza, con la padronanza di sé, il saggio si costruisce un’isola che nessun diluvio può sommergere.”

(Buddha)

“Non vi è altro mezzo per ottenere la Liberazione completa e finale che la Conoscenza: solo questa infatti scioglie i vincoli delle passioni; senza la Conoscenza, la Beatitudine non può essere ottenuta. L’azione, non essendo opposta all’ignoranza, non può allontanarla; ma la Conoscenza dissipa l’ignoranza come la luce le tenebre. Allorchè l’ignoranza che nasce dalle affezioni terrene è allontanata, il Sè, per il suo splendore, brilla lontano in uno stato indiviso, come il sole diffonde la sua luce quando la nuvola è dispersa. Colui che ha attraversato il mare delle passioni, è unito alla Tranquillità nella pienezza della propria essenza. Durante la permanenza nel corpo, egli non è affetto dalle proprietà di quest’ultimo, come il firmamento non è affetto da ciò che in esso volteggia; conoscendo ogni cosa, egli rimane immutabile, non toccato dalle contingenze.”

(Shankaracharya – Atmabodha)

“L’uomo è così costituito, che appena ha acquietato un desiderio, poi un altro ne spunta con forza uguale al primo, e lo stimola; così, perpetuamente è tenuto in movimento, nè mai giunge a potersi intimamente soddisfare. Il desiderio è un miraggio che spinge a un moto senza fine, a una strada senza uscita. La gamma dei desideri è illimitata, rappresenta una scala: più la sali, più insoddisfatto ti trovi. Cerchiamo la felicità perchè, in verità, la nostra intima natura è Beatitudine, purtroppo questa la cerchiamo negli oggetti (sensazioni, emozioni, pensieri, ecc.), oggetti che rappresentano, in definitiva, conflitto e smarrimento. Prima o poi occorre arrivare alla conclusione che la vera Beatitudine non è che in noi, nel più riposto angolo del Cuore, e si svela quando tutto tace, quando l’oggetto svanisce. Un desiderio soddisfatto non rappresenta altro che la sua morte. Quando brami la felicità, non cerchi altro che la morte del tuo stesso desiderio. Ciò significa che il tuo più vero desiderio è proprio il non-desiderio, che appare alla tua coscienza come semplice vacuità. Eppure è in questa vacuità che puoi scoprire la vera natura del Fuoco beatifico e puro, il Fuoco radiante, quello che non può essere spento dall’acqua. Quando sorge un desiderio vuol dire che non sei in pace con te stesso; in altri termini non sei fissato in te stesso. Che cos’è quella irrequietezza che brama e desidera? Che cos’è che disturba? Noi siamo continuamente impulsati, costretti e incatenati da immagini, siamo imprigionati nella tela che ci siamo costruiti con la potenza proiettiva del fuoco mentale. Comprendere il processo dell’imprigionamento significa essere liberi. Vogliamo essere questo o quello, vogliamo perseguire ideali, coronare sogni e così via. Ma chi vuole essere questo o quello e tutto il resto? Qualcuno o qualcosa che, appunto, non è poichè, se fosse, non potrebbe desiderare alcunchè. Ora l’io, non essendo, si illude di divenire; quindi si muove ed esperimenta trasmigrando, costretto dalla sua incompiutezza.”

(Raphael)

“Guardati dall’illusione della materia; tutto ciò che è composto è perituro. Lo spirito è l’unica, elementare e primordiale unità; e ognuno dei suoi raggi è immortale, infinito e indistruggibile.”

(Buddha)

“Aggrapparsi alla rabbia è come afferrare un carbone ardente con l’intento di gettarlo a qualcun altro; sei sempre e solo tu quello che rimane bruciato.”

(Buddha)

“Non credere a quel che hai sentito. Non credere alle tradizioni solo perché si tramandano da generazioni. Non credere a nulla di cui si parli da molto tempo. Non credere ad affermazioni scritte solo perché provengono da un vecchio saggio. Non credere nelle ipotesi. Non credere nell’autorità dei maestri o degli anziani. Ma, dopo un’attenta osservazione e analisi, se ciò concorderà con la ragione e sarà di beneficio a tutti, allora accettalo e vivi in accordo con esso.”

(Buddha)

“Non cercare di seguire le orme dei saggi. Cerca ciò che essi cercavano.”

(Ma-tsu)

“Non sempre gli occhi chiusi dormono.
Non sempre gli occhi aperti vedono.”

(Detto Zen)

“La mente che percepisce la limitazione, è la limitazione.”

(Buddha)

“Colui nella cui mano non sia ferita può prendere con la mano il veleno: il veleno non penetra ove non c’è ferita, né vi è male per chi non lo commetta.”

(Dhammapada)

“Questo mondo è cieco,
in pochi qui vedono chiaramente;
difficile è la vita dei mortali,
difficile è udire la vera Dottrina,
difficile è la comparsa dei Risvegliati.”

(Dhammapada)

“L’essenza della Via è il distacco. E il fine di coloro che praticano è la libertà dalle apparenze.”

(Bodhidharma – Wùxìng lùn)

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(Golden Temple – Sri Lanka)


“Siamo ciò che pensiamo. Tutto ciò che siamo sorge con i nostri pensieri. Con i nostri pensieri formiamo il mondo. Parla o agisci con mente pura e la felicità ti seguirà come ombra inamovibile.”

(Buddha)

“Quello che mi ha sorpreso di più negli uomini dell’Occidente è che perdono la salute per fare i soldi e poi perdono i soldi per recuperare la salute. Pensano tanto al futuro che dimenticano di vivere il presente in tale maniera che non riescono a vivere né il presente, né il futuro. Vivono come se non dovessero morire mai e muoiono come se non avessero mai vissuto.”

(Dalai Lama)

“Una mente che non vacilla a contatto col mondo, libera da tristezza, limpida, calma, questa è la più grande benedizione. Non digiuni, non tonsura o capigliatura intrecciata, non le vesti, non sacrifici al fuoco, non la pratica di rigide austerità volte alla conquista dell’immortalità, non la venerazione di sacri testi, non oblazioni, non l’osservanza delle stagioni purifica l’uomo che non ha vinto se stesso.”

– Suttanipata

“L’uomo deve salvare se stesso con i propri sforzi, nessuno può fare per lui quel ch’egli deve fare per se stesso.”

(Buddha)

“Ardere incenso, prostrarsi davanti al Buddha, recitare preghiere, offrire sacrifici, confessare i propri peccati, leggere le scritture fino ai confini estremi della pratica zen: tutto ciò è perfettamente inutile. Liberare se stessi dai lacci del corpo e della mente: ecco ciò che è necessario.”

(Dogen)

“Non pensare a nulla significa pensare a tutte le cose senza lasciarsi infettare da esse.”

(Hui-Neng)

“I vari fenomeni, le differenti esperienze della vita sono caratterizzate dalla molteplicità e dalla dualità, tuttavia questa è un’illusione perchè, in realtà, tutto ciò che esiste è uno come lo è la coscienza da cui scaturisce. Chi si lascia confondere dalla molteplicità e diversità delle religioni, o si aggrappa tenacemente ad una tradizione specifica rifiutando le altre, non ha ancora capito che il cuore di tutti gli insegnamenti spirituali è uno solo, vale a dire la consapevolezza in cui si comprende la propria vera natura. Le vie basate su concetti dualistici sono paragonabili ai rami di un albero. Chi desidera raggiungerne la cima può usare i rami come punti d’appoggio, ma è lungo il tronco che deve arrampicarsi. Se si ferma su un ramo non arriva in cima; mentre se percorre il ramo nella sua lunghezza rischia che si spezzi. L’insegnamento spirituale più profondo ed essenziale riguarda il tronco, la via della consapevolezza che conduce alla comprensione del significato definitivo. Aggrapparsi a dottrine provvisorie è come attardarsi sui rami, o deviare per altre strade che non portano al pieno risveglio.”

(Padmasambhava, Consapevolezza)

“Questa terra, o Discepolo ignaro, è soltanto il vestibolo tenebroso che conduce a quel crepuscolo che precede la valle di vera luce – quella luce che vento non può estinguere, che arde senza lucignolo e senza alimento. Questa terra, o Discepolo, è la stanza del Dolore, dove lungo il Sentiero delle dure prove sono sparse insidie per avvolgere il tuo Ego nell’illusione detta la «Grande Eresia».
I SAGGI non si attardano nei giardini dei sensi.
I SAGGI non curano le voci seduttrici dell’illusione
L’ammirazione di sé, o Discepolo, è come un’alta torre sulla quale sia salito uno stolto vanitoso. Egli vi sta in orgogliosa solitudine, non visto da alcuno fuor che da se stesso. L’Anima imprudente, che non riesce nella lotta contro il demone beffardo dell’illusione, ritornerà, schiava di Mâra, alla terra.”

(H.P. Blavatsky – Il Libro dei Precetti Aurei)

“Molti sono i maestri: l’ANIMA-MAESTRA è una, Alaya, l’Anima universale. Vivi in questa MAESTRA come il suo raggio in te. Ahimè, tutti gli uomini posseggono Alaya, sono uniti con la Grande Anima, e tuttavia Alaya giova loro così poco! Osserva come, simile alla luna riflessa nelle acque tranquille, Alaya si specchia in ciò che è piccolo come in ciò che è grande, si riflette nei più minuti atomi, e pur non riesce a giungere al cuore di tutti. Ahimè, sì pochi uomini approfittano del dono, del beneficio inestimabile di ottenere la verità, la retta percezione delle cose esistenti, la conoscenza del non-esistente! Nulla è permanente nell’uomo, tranne la pura e limpida essenza di Alaya. L’uomo ne è il raggio cristallino, raggio di luce immacolata all’interno, materiale forma di argilla alla superficie inferiore. Questo raggio è la guida della tua vita e il tuo vero Sé, lo spettatore, il pensante silenzioso, la vittima del tuo sé inferiore. La tua Anima non può essere ferita che attraverso il tuo corpo che erra; dirigili e dominali entrambi, e oltrepasserai felicemente la ormai vicina “porta dell’equilibrio”. Reprimi con il tuo divino Sé quello inferiore. Vigila l’inferiore, affinché non contamini il superiore. I semi della sapienza non possono germogliare né crescere in un luogo senz’aria. Per vivere e raccogliere esperienza la mente abbisogna di larghezza, di profondità e di punti per attirarla verso l’Anima Diamante. Non cercare questi punti nel regno di Maya, ma sorvola oltre le illusioni e cerca l’eterno, l’immutabile, diffidando dei falsi suggerimenti della fantasia. Ricorda, o tu che lotti per la liberazione dell’uomo, che ogni sconfitta è un successo, e che ogni sincero sforzo col tempo ottiene la sua ricompensa. I sacri germi spuntano e crescono invisibili nell’anima del discepolo, e i loro steli si rafforzano ad ogni novella prova, piegano come giunchi, ma non si spezzano né mai possono inaridire. Ma, quando l’ora è suonata, fioriscono.”

(H.P. Blavatsky – Il Libro dei Precetti Aurei)

“Colui che sperimenta l’unità della vita vede il suo Sé in tutti gli esseri, e tutti gli esseri in se stesso, e guarda tutto con occhio imparziale.”

(Buddha)

“Non credere a quel che hai sentito.
Non credere alle tradizioni solo perché si tramandano da generazioni.
Non credere a nulla di cui si parli da molto tempo.
Non credere ad affermazioni scritte solo perché provengono da un vecchio saggio.
Non credere nelle ipotesi.
Non credere nell’autorità dei maestri o degli anziani.
Non prendere nessun dogma o libro come infallibile.
Ma, dopo un’attenta osservazione e analisi, se ciò concorderà con la ragione e sarà di beneficio a tutti, allora accettalo e vivi in accordo con esso.”

(Buddha)

121 (233)

(Tempio Buddista – Sri Lanka)


“Per vedere ciò che pochi hanno visto dovete andare dove pochi sono andati.”

(Buddha)

“Il giovane invecchia rapidamente,
ardua è la conquista del sapere.
Approfitta di ogni istante,
perché tu ora sogni, ed è primavera,
ma quando ti risveglierai,
le foglie avranno il colore dell’autunno.”

(Taisen Deshimaru)

“Il viaggiatore, se non incontra a tenergli compagnia uno migliore di lui o simile a lui, proceda decisamente da solo: con lo stolto non vi è compagnia.”

(Buddha)

“Lo stolto che sa di essere uno sciocco, è almeno per quanto riguarda questo aspetto – saggio.  L’inconsapevole che si crede saggio è uno sciocco incurabile.”

(Buddha)

“Lo sciocco dice, “Questi sono i miei figli, questa è la mia terra, questo è il mio denaro”. In realtà, lo sciocco non possiede se stesso, tanto meno i figli, la terra o il denaro.”

(Buddha)

“È meglio se sei un vagabondo e viaggi da solo, anziché ammuffire in compagnia degli stolti.”

(Buddha)

“La vita è un ponte, perciò non costruirci sopra una casa.”

(Buddha)

“Ogni cosa ha l’attributo della falsità e dell’inganno. Tutto ciò che dipende da condizioni è vuoto di esitstenza intrinseca. Sebbene tutti i fenomeni siano vuoti, gli esseri senzienti si aggrappano alla visione dell’esistenza intrinseca.”

(Buddha)

“Rendi il tuo spirito simile al vento, che passa su tutte le cose senza attaccarsi a nessuna di esse.”

(Proverbio Zen)

“Il problema non è il piacere, il problema è l’attaccamento.”

(Tilopa)

“Solo se lo spirito non si ferma in nessun luogo, il vero spirito appare.”

(Taisen Deshimaru)

“Non vi sforzate di ricercare il vero, cessate solo di nutrire opinioni. La verità deve essere vissuta, non semplicemente pronunciata con la bocca. Non vi è è proprio niente di cui si debba discutere in questo campo.”

(Taisen Deshimaru)

“Alberi, sassi, boschi, animali, tutti gli elementi del cosmo possiedono la natura del Buddha. La natura del Buddha è l’originale, l’essenza di ogni elemento esistente nel cosmo. La natura del Buddha è l’energia cosmica presente in ogni vita. Buddha, il saggio, si ravvicina a questa energia cosmica contenuta in lui stesso. Fonde questa energia con il suo ego. L’ego diventa energia cosmica, e l’energia cosmica penetra l’ego. è la realizzazione dell’unità ego-vita cosmica. L’uomo è in armonia, in totale unità con il sistema cosmico.”

(Taisen Deshimaru)

“Tutti i fenomeni sono come ombre in uno specchio o come il riflesso della luna in un fiume. Infrangi lo specchio e ti sarà possibile guardare in te stesso.”

(Taisen Deshimaru)

“Cielo e terra hanno un’unica radice e sono un unico corpo, illimitato, infinito, eterno in tutte le esistenze.”

(Taisen Deshimaru)

“L’essenza del sapere non può essere trascritta. I testi si diffondono, ma sono come le foglie dell’albero, è la radice che bisogna raggiungere. La vera saggezza ha inizio al di là del sapere e della memoria. Tutte le tecniche, tutte le scienze poste sotto al dominio della ragione, non hanno alcun valore dinnanzi alla giusta intuizione. La vera essenza non può che essere trasmessa da spirito a spirito. I saggi non hanno mai parlato molto; dal silenzio si alza lo spirito immortale. “

(Taisen Deshimaru)

“- Quando affiora l’istante della purezza assoluta?
– L’istante non ha tempo. La sua essenza è permanente e vuota, è il vuoto eterno, il grande nulla che si riversa nel tutto e colma ogni cosa.”

(Taisen Deshimaru)

“Il vero amore universale proviene dalla coscienza della nostra creazione comune attraverso l’ordine cosmico. Gli altri, senza ego come me, non sono distinti fondamentalmente da me. Il più alto amore è la vera saggezza consistente nel far scoprire agli altri la radice comune della nostra vita.”

(Taisen Deshimaru)

“L’uomo è immagine dei suoi pensieri, quindi spesso egli diventa ciò che crede di essere.”

(Buddha)

“Semina un pensiero e raccoglierai un’azione,
semina un’azione e raccoglierai un’abitudine,
semina un’abitudine e raccoglierai un carattere,
semina un carattere e raccoglierai un destino.”

(Buddha)

“Quando scoprirai chi sei, riderai di ciò che credevi d’essere.”

(Buddha)

“Che strana creatura l’essere umano: brancola nel buio con espressione intelligente!”

(Kodo Sawaki Roshi)

“L’uomo si trova nella sua stessa ombra e si chiede perchè è al buio.”

(Proverbio Zen)

“Gli esseri ostili sono infiniti quanto lo spazio,
e non è possibile che io riesca ad annientarli tutti;
ma basta che annienti i miei soli pensieri di odio
e ciò equivarrà all’aver annientato tutti i nemici.
Dove potrei trovare abbastanza cuoio
con il quale ricoprire la superficie terrestre?
Ma basta che ponga del cuoio sotto le suole delle mie scarpe
e ciò equivarrà all’averne ricoperto tutta la terra.
Similmente non mi è possibile
controllare il corso degli eventi esterni,
però posso controllare questa mia mente,
e allora che bisogno ci sarà di controllare il resto?”

(Bodhisattvacharyavatara)

“La mente segue l’impulso dell’amore e dell’odio, non ha tempo di concepire il mondo reale.”

(Milarepa)

“Si può portare il bue assetato al fiume, ma, se non sarà lui a bere, morirà.”

(Detto Zen)

“Quando l’uomo comune capisce diventa saggio, quando il saggio capisce diventa un uomo comune.”

(Detto Zen)

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“Nel momento in cui proviamo della rabbia, abbiamo già smesso di lottare per la verità e abbiamo iniziato a lottare soltanto per noi stessi.”

(Detto Zen)

“Nessuno è nobile per eredità. Nobiltà è ripulire se stessi da tutti i veleni e gli attaccamenti.”

(Dhammapada)

“Nel cielo non c’è distinzione tra Est e Ovest; le persone creano distinzioni fuori della propria mente e quindi credono che siano vere.”

(Buddha)

“Nel mondo dell’impermanenza, non si deve permettere alla mente di indugiare nella gioia o nel dolore. Chi è euforico nei giorni felici, sarà depresso in quelli tristi.”

(Tsunetomo Yamamoto)

“L’unico vero fallimento nella vita è non agire in coerenza con i propri valori.”

(Buddha)

“Meglio del possesso del mondo intero, meglio del paradiso, meglio del dominio su tutti i mondi… è compiere il primo passo sulla Via del Risveglio.”

(Buddha)

“Poichè tutto è un riflesso della nostra mente, tutto può essere cambiato dalla nostra mente.”

(Buddha)

“Gli esseri mondani non fanno che seguire la corrente. Seguendo il mondo, la mente resta presa fra le sue maglie, si contamina in qualunque condizione e non è mai soddisfatta. La gente del mondo è quella che cerca sempre qualcosa, che non ne ha mai abbastanza. Seguita a trastullarsi con gli obiettivi mondani: accumulare, farsi una posizione, inseguire piacere e approvazione; è un’illusione colossale che ci tiene prigionieri. Guadagno e perdita, lode e biasimo, fama e discredito, felicità e infelicità: questo è il mondo. Chi si perde nel mondo non ha via d’uscita, vive nella confusione e il mondo lo dominerà.

Il nostro orgoglio, il senso dell’io su cui facciamo tanto affidamento è simile ad un macigno che trasportiamo con noi e che non vogliamo abbandonare. Anche se dopo un po’ cominciamo ad avvertirne il peso, non sappiamo risolverci a lasciarlo andare. Se qualcuno ci dice di gettarlo via, rispondiamo: “Ma se lo getto via non mi resta niente!”. Se ci enumerassero tutti i vantaggi che avremmo gettandolo via, non ci crederemmo e continueremmo a pensare: “Se lo getto via non mi resta nulla!”. Perciò continuiamo a trasportare il macigno fino a che non diventiamo tanto deboli ed esausti da non farcela più e siamo costretti a posarlo.

Il meditante che comincia a coltivare il Sentiero sperimenta una separazione. A un certo punto è come se ci fossero due persone: una nel mondo e l’altra sul Sentiero. Se tagliamo un ciocco di legno e lo gettiamo nel fiume, se non affonda o marcisce e nemmeno va ad arenarsi sull’una o sull’altra sponda del fiume, sicuramente arriverà al mare. La nostra pratica è come quel ciocco di legno. Il ciocco di legno è la mente. Seguendo la corrente del fiume farà esperienza della felicità o dell’infelicità, le due rive del fiume. Se la mente non resta attaccata alla felicità o all’infelicità, raggiungerà l’oceano, il Nirvana, così la mente che non si fissa sui due estremi è destinata a raggiungerà la pace.”

(Achaan Chah, Il Sapore Della Libertà)

“Tutti gli esseri hanno la natura di buddha, ma poiché essa è nascosta dall’ignoranza, non ottengono la liberazione. La natura di buddha è comprensione. Basta riuscire a comprendere. Se la comprensione è limpida e si è lontani da ciò che la nasconde, questo è ciò che chiamo liberazione.”

(Dogen – Shobogenzo)

“Ciascuno ha perso il proprio centro, ma se conosci te stesso, nessuno può scuotere questa conoscenza.”

(Buddha)

“Affinché le cose possano rivelarsi per come sono, dobbiamo essere pronti ad abbandonare le nostre opinioni su di esse.”

(Thich Nhat Hanh)

“Non identificarti. Non identificandoti, ti ritroverai.”

(Buddha)

“La nozione del nulla genera la pietà. La pietà abolisce la differenza tra sé e gli altri. Il confondere sé con gli altri realizza la causa comune. Chi realizza la causa comune mi trova. Chi mi trova sarà Buddha.”

(Milarepa)

“Se vuoi raggiungere la nuda verità, non preoccuparti di giusto o sbagliato. Il conflitto tra giusto e sbagliato è la malattia della mente.”

(Seng-Ts’an)

“Lode a quello stato che trascende ogni considerazione oggettiva,
dimensione pura, inesprimibile, inimmaginabile, che va oltre il pensiero.

La radice di tutti i demoni è la propria mente. Quando, nel percepire un qualsiasi fenomeno, si prova attrazione e poi desiderio, si è catturati dai demoni. Quando nella mente si afferrano i fenomeni come se fossero oggetti esteriori, si viene contaminati.

Tutti i demoni sono compresi nell’orgoglio. Tranne che eliminare il proprio orgoglio non c’è nulla da fare esteriormente. Eliminando l’orgoglio i demoni si placano. Se si è presenti e si ha coscienza di ciò che sorge nella mente e di ciò che si percepisce, tutto sarà come la nebbia che si dissolve da sola.

Non c’è inizio, nè mezzo, nè fine. Senza distinzioni in parti e senza pensieri distraenti, si abbia la profonda comprensione che la natura di qualsiasi cosa risiede nella condizione essenziale della realtà. Acquisendo la comprensione profonda che non vi è radice si raggiunge l’autentico stato di completo risveglio.

La conoscenza che deriva dai pensieri discorsivi è ingannevole. Nella mente ingannevole non esiste stato di risveglio. Gli insegnamenti non sono che un simbolo. Non c’è da dimostrare il signifcato di realtà suprema, è al di là dei limiti e va oltre il concetto e il non concetto.

Qualsiasi concetto può incatenarti! Il supremo cammino sta nel non creare alcun concetto nella mente. Ciò che viene realizzato come oggetto mentale appartiene alla realtà mondana. La non azione è il vero cammino.

Quando si comprende che i concetti sono illusori, poichè non ci si attacca alla realtà illlusoria, la conoscenza priva di attaccamento si manifesta ovunque. Poichè non ha alcuno scopo, essa è spontanea. Se si ha questa intuizione profonda, è per sempre.

(Ma Gcig, La Recisione dei Demoni)

“La liberazione spontanea è abbracciare il Grande Sigillo,
il Grande Sigillo è la propria mente non-duale,
la liberazione è la liberazione nell’essenza della mente.”

(Milarepa)

“I desideri soddisfatti, come l’acqua salata, fanno venire più sete.”

(Milarepa)

“Prendere i demoni per demoni: ecco il pericolo.
Saperli cosa vana: ecco la Via.
Comprendere ciò che sono davvero: ecco la liberazione.
Riconoscerli come padre e madre: ecco la loro fine.
Ammetterli come creazione della mente: ecco che si trasformano in ornamento.
Conosciuti questi usi, il Tutto sarà liberato.”

(Milarepa)

121 (223)

“È la mente dell’uomo, non i suoi nemici o le circostanze, che lo trascinano nelle vie del male e della sofferenza. Sono le scelte, non le circostanze, che determinano il suo destino. Devi andare il più possibile in profondità nella consapevolezza, allora nessuno potrà illuderti poiché allora non vedrai l’apparenza, ma la realtà.”

(Buddha)

“Un giorno, scossi dalla realtà esteriore, immersi in un’intima disperazione causata dall’aver visto tutto e dal non aver trovato nulla, sarà inevitabile volgersi verso la dimensione interiore.”

(Buddha)

“La mente dell’ uomo è per sua natura buona. Il fatto è semplicemente che, fin dal primo istante di vita , egli viene educato alla falsità. Pertanto ,non immaginando neppure di esserne ormai impregnato, danneggia la propria natura e si volge al male.”

(Issai Chozanshi)

“Non fatevi guidare dalla tradizione, dalla consuetudine o dal sentito dire; dai testi sacri, dalla logica o dalla verosimiglianza, né dalla dialettica o dall’inclinazione per una teoria. Non fatevi convincere dall’apparente intelligenza di qualcuno o dal rispetto per un maestro. Quando capite da voi stessi che cosa è falso, stolto e cattivo, vedendo che porta danno e sofferenza, abbandonatelo. E quando capite da voi stessi che cosa è giusto, coltivatelo.”

(Buddha)

“La mente crea. Voi siete gli artefici della vostra condizione, passata, presente e futura. La felicità o la sofferenza, dipendono dalla mente, dalla vostra interpretazione, non dipendono dagli altri, da cause esteriori o da esseri superiori. Ogni problema e ogni soddisfazione è creato da voi, dalla vostra mente.”

(Buddha)

“Quando un individuo si attacca a un credo o a una dottrina perde la propria libertà. Diventando dogmatico, ritiene che la propria dottrina corrisponda alla sola e unica verità e considera eretica ogni altra credenza. Da una tale visione ristretta scaturisce ogni forma di discordia e conflitto. Le dispute che ne derivano si sviluppano all’infinito e, oltre a rappresentare una perdita di tempo, talvolta degenerano in guerra. L’attaccamento alla propria visione è il più grave ostacolo al cammino spirituale. In virtù di tali visioni ristrette, l’individuo è talmente irretito da non saper più mantenere aperta la porta della verità.”

(Buddha)

“Questa è un’epoca dove tutto viene messo in vista sulla finestra per occultare il vuoto della stanza…
Abbiamo case più grandi, ma famiglie più piccole…
Più opportunità, ma meno tempo…
Più istruzione, ma meno buon senso…
Più conoscenza, ma meno senso critico…
Più esperti, ma più problemi…
Più medicine, ma meno benessere…
Siamo andati e tornati dalla luna, ma facciamo fatica ad attraversare la strada per stringere la mano ad un uomo vicino…
Abbiamo prodotto più computer per registrare più informazione, per replicare più documenti come non mai, ma siamo meno capaci di comunicare…
Siamo imbattibili sulla quantità, ma scarsi sulla qualità…
Questi sono tempi da fast-food, ma dalla digestione lenta…
Sono i tempi dei grandi uomini, ma di carattere mediocre…
Sono tempi in cui si realizzano profitti astronomici, ma povere relazioni…”

(Dalai Lama)

“Il rumore interiore vi impedisce di comprendere chi siete realmente. Regolate i vostri pensieri e le vostre emozioni! Le nuvole di pensieri e di emozioni ottenebrano tutto ciò che una persona osserva e ciò impedisce di pensare con chiarezza.
La Luce c’è sempre, quanta ve ne arrivi dipende da voi.
Il Distacco non ha nulla a che vedere con la freddezza, non significa che dovete essere indifferenti. Il vero significato del Distacco è comprendere che nulla è permanente. Siate obbiettivamente distaccati, ma al tempo stesso agite in modo appropriato.
La natura è la fabbrica di Dio. Osservare la natura è osservare la creazione di Dio.”

(Master Choa Kok Sui)

“La mente è come uno stagno la cui superficie è increspata dai venti (emozioni e pensieri) e come tale non può riflettere perfettamente la realtà senza distorcerla. Questo mondo è cieco; in pochi qui vedono chiaramente.”

(Dhammapada)

“I tuoi parenti cosiddetti “vivi” possono, perseguire l’abitudine, compiere quelle solite, inutili cerimonie che si dedicano ai cosiddetti “morti”. Tu, a motivo di ciò, potresti lasciarti trasportare da disappunto vedendo i loro inutili atti. Ciò ti porrebbe in una situazione davvero poco piacevole. Qualunque cosa possano fare coloro che hai lasciato dietro di te, agisci in modo che nessun pensiero di collera possa tormentarti, anzi medita con amore su di essi e compatiscili. Non sanno quello che fanno e credono di far bene, di agire in modo pio. Inoltre, se ti sentirai attaccata ai beni del mondo che hai lasciati dietro di te o se, vedendo in mano altrui i beni che tu possedevi, ti ci attaccherai per debolezza, se sentirai collera verso i tuoi successori, questo sentimento eserciterà una tale influenza psicologica su di te che, anche se tu fossi destinata a nascere in un piano superiore, saresti costretta a ripiombare giù. D’altra parte, perchè restare attaccata ai beni del mondo? Non ti serviranno più a nulla! Abbandona dunque ogni debolezza, ogni attaccamento ad essi. Rinuncia ad essi con tutto il cuore. Poco ti importi di chi possiede le tue ricchezze.”

(Bardo Todol – Libro Tibetano dei Morti)

“Neppure la morte è da temere per chi ha vissuto con saggezza. Possiamo perdere solo ciò a cui ci aggrappiamo.”

(Buddha)

“Il Buddha sedeva nel parco quando s’avvicinò il giovane Malunkyaputta, che aveva di recente lasciato la vita mondana e non riusciva a capire come mai il Buddha lasciasse inspiegati così tanti problemi filosofici: il mondo è eterno oppure no? L’anima è separata dal corpo oppure no? Un risvegliato esiste dopo la morte oppure no? Pensava tra sé: “Se il Buddha non mi dà queste spiegazioni, io rinuncerò a questo addestramento e ritornerò alla vita mondana”.

Quando pose le sue domande al Buddha, questi rispose, “Ti ho mai promesso che pur abbracciando questa via avresti capito queste cose? È come se un uomo fosse stato ferito da una freccia avvelenata e i suoi amici, parenti e compagni volessero chiamare un medico per guarirlo e lui dicesse: ‘Non mi farò estrarre questa freccia finché non saprò chi mi ha ferito, di che casta sia, quale sia il suo nome, se è alto, basso o di altezza media, di che colore sia la sua pelle, da dove sia venuto; e poi, con che genere di arco io sia stato ferito, di che cosa sia fatto, se la freccia è stata confezionata con piume di avvoltoio, oppure d’airone o di falco.”

“Che tu creda che il mondo sia eterno oppure no, Malunkyaputta, non cambia il fatto che tutti gli esseri sono soggetti a nascita, vecchiaia, morte, dolore, sofferenza, dispiacere e disperazione, tutte cose che possono essere estinte in questa stessa vita! Io non ho spiegato queste altre cose perché non sono utili, non portano alla tranquillità e alla cessazione della sete di sensazioni. Quel che io ho spiegato è, invece, il dolore, la causa del dolore, la cessazione del dolore ed il percorso che porta alla cessazione del dolore. Perché questo è utile, porta al non-attaccamento, all’assenza di passione, alla conoscenza perfetta.”

Così parlò il Buddha e con gioia Malunkyaputta plaudì alle sue parole.”

(Majjhima-nikaya, 63)

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(Tempio del Sacro Dente – Sri Lanka)


Scheletri e teschi, la familiarità con la cultura della morte

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Nella tradizione iconografica himalayana lo scheletro non svolge una funzione simbolica negativa, come generalmente è invece considerata nella cultura occidentale. Per la religione tibetana il tempo e la morte non sono semplici agenti della distruzione finale ma rappresentano la trasformazione, e la fine della vita è il preludio a un’altra esistenza. Poiché il Buddhismo insegna che tutto nasce e muore continuamente, ogni morte è occasione per una nuova rinascita. In questo senso la morte si trasforma in un agente di trasformazione e di progresso spirituale.

Per i Buddisti è naturale accettare pienamente la componente di angoscia e di orrore che ognuno prova in presenza della morte, poiché sono consapevoli che l’illusoria natura della fine è premessa all’inizio delle cose. I Buddisti hanno imparato a contemplare la morte per trarne dei significati indispensabili alla loro crescita interiore. Ciò si pone anche in armonia con la tradizione Bon, in cui l’uso delle ossa umane è parte integrante della cultura rituale degli sciamani, autentici conoscitori del simbolismo della morte e capaci quindi di infrangere la linea di demarcazione che la separa dal mondo dei vivi.

Secondo la filosofia himalayana la forza della morte è presente ovunque: si tratta di conoscerla e di saperne sfruttare le prerogative, al fine incanalarne la potenza all’interno dell’iter simbolico che conduce l’uomo alla perfezione. Alcune divinità sono raffigurate con parti dello scheletro umano, in particolare i teschi: anche questa forma, per così dire “decorativa”, rappresenta una testimonianza molto chiara della familiarità con la cultura della morte.

Tra i personaggi che compongono l’universo del culto Himalayano, alcuni utilizzano il Damaru come strumento simbolico ben preciso, fondamentale per la definizione del loro ruolo: per esempio Padmasambhava si serve del suono del tamburo a clessidra per “destare l’umanità” e condurla alla ricerca della verità. Il Damaru, o il cosiddetto “tamburo a clessidra”, era originariamente costruito da due calotte craniche umane unite dalla parte convessa, rivestite di pelle e provviste di battagli ottenuti attaccando delle palline ad un cordoncino.

Quando Padmasambhava è raffigurato come mediatore di sapienza, nella sua mano destra stringe il Damaru decorato con lunghi nastri: il suono ha il compito di attirare l’attenzione degli uomini sulla necessità di perseguire la conoscenza. Anche Tilopa, un guru vissuto tra il X e l’XI secolo, è raffigurato con il tamburo rituale, il cui rullio accompagna il culto tantrico. Il Damaru ricorda uno dei primi oggetti che furono usati nella valle dell’Indo delle civiltà che fecero il principale attributi di Shiva.

I luoghi dove i corpi dei morti sono disposti sono solitamente luoghi sacri per ogni cultura; nel caso della religione himalayana sono applicati vari metodi per effettuare i rituali sui cadaveri: poiché il legno è scarso non sono bruciati. La maggior parte dei defunti viene posta su un’altura o in uno spazio aperto, affinché siano consumati dai corvi e dagli avvoltoi, nella cosiddetta “Sepoltura Celeste”. Le ossa umane sono usate per realizzare una serie di oggetti come le coppe (che sono fatte con i crani), le trombe (che sono fatte con le ossa delle gambe) e i grembiuli (realizzati con pezzetti di ossa più piccoli).”

La sepoltura celeste (anche conosciuta come “funerale celeste”) è un antico rito funerario tibetano, ancora oggi largamente praticato. Il rito prevede che il corpo del defunto venga scuoiato, smembrato con un’ascia ed esposto agli avvoltoi per cibarsene. In Tibet la pratica è nota come jhator, che vuol dire fare l’elemosina agli uccelli. Negli anni ’60-’70 la Cina ha vietato questa pratica, che è tornata ad essere legale dagli anni ’80. Il tomden, il maestro buddhista del cerimoniale, scuoia il cadavere dalla testa ai piedi, lasciando al contatto dell’aria le interiora e le ossa. Gli avvoltoi cominciano a volteggiare sopra il luogo del rituale, attirati dal fumo del ginepro e dall’odore della carne. Il tomden chiama gli avvoltoi usando l’espressione Shey, Shey (“Cibatevi, cibatevi”). Gli uccelli, attirati dalla carne, discendono così dal cielo e si nutrono del corpo dell’uomo morto. Le ossa e il cervello poi vengono frantumati con un martello di pietra e mescolati con farina d’orzo. Il tomden richiama ancora gli avvoltoi, che ridiscendono per mangiare gli ultimi resti.

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La sepoltura celeste rappresenta la morte come episodio del tutto naturale, parte dell’eterno ciclo delle rinascite. Secondo la cultura buddhista, il corpo è un semplice involucro che permette di compiere il viaggio della vita. Dopo la morte generalmente i lama svolgono la pratica del Phowa il “trasferimento della coscienza”, in presenza della persona morta, lo spirito abbandona il corpo che di conseguenza rimane vuoto e non ha alcuna necessità di essere conservato. Lasciare il proprio corpo in pasto agli avvoltoi è un atto finale di generosità da parte del defunto nei confronti del mondo della natura che crea un legame con il ciclo della vita e facendo questo il defunto ripaga i suoi ‘debiti karmici’ con gli altri esseri. Gli avvoltoi infatti sono uccelli che si cibano solo di animali morti e inoltre sono venerati e considerati dai tibetani una manifestazione delle ḍākinī, gli equivalenti tibetani degli angeli (ḍākinī, in tibetano khandroma che significa “colei che percorre lo spazio”).

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Benché abbia un significato religioso, questo tipo di sepoltura risponde ad esigenze pratiche: in gran parte del Tibet, a causa delle grandi altitudini, il terreno è principalmente roccioso e spesso ghiacciato, rendendo difficile la scavatura di fosse. Inoltre, trovandosi la maggioranza del Tibet al disopra della linea degli alberi, la scarsità di legname rende poco praticabile la cremazione. Dal punto di vista pratico questo tipo di funerale è il miglior sistema ecologico per lo smaltimento dei cadaveri considerate le condizioni locali di cui sopra. Dal punto di vista ecologico, la miglior soluzione è comunque l’interramento (perché più lento), la peggiore essendo l’incenerimento (cremazione) che provoca anche diossina.

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Buddhismo; La Via Del Risveglio: Gli Aforismi e la Dottrina del Buddha



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